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ZAINO IN SPALLA DIREZIONE ISLANDA. MARATONA ALL’ORIZZONTE, ALLACCIATE LE CINTURE

06/03/2023

Quando qualche giorno fa il Pres. mi ha chiesto di raccontarvi una delle mie esperienze in maratona, ci ho pensato un po’, rivivendole velocemente.
”Che faccio? Gli racconto della bellezza di Roma? Oppure della storicità del percorso di Atene? O della mia miglior maratona?”
Alla fine ho scelto di raccontarvi di Reykjavík, la mia maratona più sgangherata. Perché sì, la maratona non si misura solo in unità di tempo, ma è fatta di tante esperienze e di sfumature ed a volte vale la pena raccontare anche quelle che ti mettono a dura prova.

Insomma, era qualche estate fa, l’estate dei miei 30 anni. Da buon escursionista solitario decisi di prendere il mio zainetto e prenotare un viaggio in Islanda.
Sarebbe stato un sogno vedere finalmente tutte le bellezze naturali del posto. Già mi brillavano gli occhi!

Bene, deciso, si vola in Islanda. Cominciai a disegnare un viaggio minimal ed “into the wild”, con tenda e zaino. Uno di quelli che “mindfulness” spostati proprio.

Volo prenotato, tragitto tracciato, guida comprata…
Ad un tratto scoprii che proprio in quel periodo, nella capitale, si sarebbe svolta la maratona. Quale miglior modo per visitare la città se non di corsa! Tempo di un battito di ciglia ed ero iscritto.

Arrivò agosto, il tanto sognato mese delle ferie, del mio compleanno e del mio fantastico viaggio programmato nei minimi dettagli in Islanda.

Si parte. Volo tranquillo e carico di aspettative. Atterraggio.
Arrivai a mezzanotte all’aeroporto di Reykjavík. Per risparmiare pensai di passare la notte lì e di prendere l’autobus il mattino seguente. Quanto mai potrà essere traumatico?
Scoprii solo dopo che questa fu una pessima decisione: passai la notte scomodamente su un materassino da addominali, in mezzo ad un gruppetto di sconosciuti, cercando di dormire in un aeroporto illuminato manco fossimo a Beverly Hills il 15 di agosto a mezzogiorno.

Sopravvissuto, la mattina seguente partii tutto indolenzito ed insonnolito verso la città. Era il giorno prima della maratona e, prima di ritirare il mio pettorale, andai a farmi un giro. Sta di fatto che preso dall’euforia o forse dalla mancanza di buon sonno che mi rendeva elettrico oltre che elettrizzato, camminai in lungo ed in largo percorrendo quasi la distanza della maratona del giorno successivo.

Proseguii per ritirare il pettorale, raggiunsi l’ostello, feci una cena veloce e mi misi subito sotto le coperte per recuperare un briciolo di energia.

Giorno della maratona. Ci siamo. Feci un controllo rapido dell’occorrente e studiai la situazione. Non mi sentivo nel pieno delle forze e sapevo di non essermi allenato bene. Sì, lo so lo so, la maratona va sempre preparata e non improvvisata, ma è così difficile farlo quando la 42km che scegli è in pieno agosto ed in mezzo alle tue ferie estive. Quindi lo ammetto, arrivai allo start con una preparazione scarsa, ma non avevo alcun ambizione di tempo quel giorno, volevo solo divertirmi e godermi il percorso.

START. Parto e sto bene, me la godo, corro anche a buona velocità. Passai alla mezza con un buon tempo, poi la fine: sentii le gambe all’improvviso di cemento, mi mancarono le energie. “Che ti aspettavi Marco, non l’hai preparata, sei arrivato qui già stanco e hai dormito anche male!” Questa una delle tante giustificazioni che mi davo. Fino a quando, mi diedi una pacca sulla spalla e mi perdonai per non essere stato un runner modello. “Ma sai che c’è? Capita! Ma io questa maratona me la voglio godere” mi dissi, era sempre stato questo l’obiettivo e lo sapevo.

Quindi mi lasciai alle spalle i tormenti da runner e cambiai tattica. Cominciai ad alternare corsa e camminata e più che l’orologio osservai quello che mi circondava: la città era piccola, quindi il percorso permetteva di vedere un’ ampia varietà di fauna locale, monumenti, palazzi residenziali, lungomare. La parte più bella però furono le persone! Tutti a fare il tifo: GO MARCO, GO! Ed il tifo si faceva più forte quando ti vedevano rallentare, GO MARCO, GO! Tanti poi urlavano direttamente dal giardino di casa, con la loro birra fresca in mano, GO MARCO,GO!
Le mie gambe proprio non c’erano ma quel tifo gli diede l’energia necessaria per non mollare!
Mi sentivo il loro eroe, un eroe un po’ sgangherato quel giorno, ma a loro non importava e alla fine neanche a me!

Ad un certo punto, come un’oasi nel deserto, ecco il traguardo! Non ci credevo! Ce l’avevo fatta! Nonostante le mie poche energie e la lotta interiore per non mollare, ero lì… quindi GO MARCO, GO! Ultimo sprint e tagliai il traguardo!

Reykjavík ha menato duro, ma alla fine non ho mollato e i suoi abitanti mi hanno accompagnato verso la finish line con il loro tifo!

La fatica era terminata (si fa per dire!) ora potevo andare a rilassarmi alle terme grazie al coupon omaggio che avevo trovato nel pacco gara (proprio quello che ci voleva!) e continuare poi il mio viaggio nomade zaino in spalla, a piedi attraverso l’isola (quella fu un’altra avventura, ma il racconto lo rimandiamo alla prossima volta dai!).

Concludo però dicendo che la maratona, comunque vada, è un viaggio stupendo. Preparatela e rispettatela (non sceglietela ad agosto magari!). Sognatevi lì, date tutto e prendetevi i meriti del vostro lavoro. Godetevela anche se qualcosa dovesse andare storto e trovate sempre il bello di quello che vi regalerà. Se non dovesse andare come vorrete, non disperate, sarà un’esperienza da mettere nel bagaglio. Ricordate che, comunque, per fare “il tempo” ci sarà sempre la prossima.

GO RUNNER TRAINER, GO!

2 commenti
  • Giorgio Fortunati ha detto:

    Bellissimo racconto.
    Marco, oltre ad essere una bellissima persona e uno dei nostri top runners / maratoneti, scrivi molto bene: orgoglioso di averti in squadra!
    GO MARCO, GO!

  • Gabriele C. ha detto:

    Bravo Marco, gran bella avventura!

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