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Runner Trainer alla Maratona di Oporto

10/11/2016

L’adolescente maratona lusitana, solo dopo 13anni di vita, si affaccia  sul panorama internazionale. Conosciuta da pochi e sfortunata per la sua collocazione nel calendario, in concomitanza con la regina delle maratone, NEW YORK, per le prossime edizioni può essere presa in considerazione per chi volesse trovare una maratona a grandezza d’uomo per numero di partecipanti, come velocità del percorso e per bellezza e fascino della città.

Le dimensioni della città sicuramente non permettono un circuito cittadino. Si parte dall’oceano, quartiere residenziale di Matosinhos. I primi dieci chilometri non sembrano proprio il percorso ideale per pensare ad un ottima prestazione personale.
I primi due chilometri sono praticamente in salita, strade strette e piene di macchine parcheggiate, zero gente e continui cambi di direzione con ripetizioni di percorso e lievi sali scendi che sicuramente non permettono di impostare il ritmo gara. Più che una maratona internazionale sembrerebbe più una corsa della domenica in una qualsiasi periferia urbana. Dopo i primi dieci chilometri si lascia Matosinhos e si va verso il centro di OPORTO. La strada è dritta, costeggia per prima l’oceano, poi il Douro, il fiume che divide Porto da Vila Nova do Gaia, dove sono posizionate tutte le cantine del famoso vino portoghese. La brezza oceanica, a tratti un po’ fredda ma per fortuna con un vento accettabile, ci accompagna per circa nove chilometri. La strada è tutta dritta, senza particolari cambi di pendenza. Non pensate ad un noioso lungomare qualsiasi, la bellezza di questo tratto è mozzafiato! Tra oceano e ponti architettonicamente importanti si vede sempre di più avvicinarsi la Ribeira e i suoi edifici colorati. Ribeira, quartiere patrimonio dell’UNESCO, ci accoglie dopo i chilometri sull’oceano e sul fiume poi. Le strade diventano strette, la presenza di una pavimentazione dura fatta di sanpietrini, seppur regolari, si fa sentire sotto i piedi. Siamo nel centro di Porto e per fortuna non manca il tifo delle persone. Dalla Ribeira si prende il ponte Luis e si passa a Vila Nova do Gaia. Stessa tipologia di strade, strette e pavimentazione dura, con qualche sali e scendi in più. Lo scenario non perde il suo fascino, dall’altra riva del Douro si vede la classica cartolina di Porto con i suoi edifici colorati e le barche che un tempo servivano a portare il vinho da una sponda all’altra.
Da Vila Nova do Gaia si ripercorre la stessa strada al contrario fino a ritornare sul ponte Luis, si ritorna sulla riva opposta ma invece di girare per il centro, il percorso si allunga sulla parte destra del ponte, sempre sul lungo fiume, per tre chilometri, ennesimo andata e ritorno per creare il percorso.
Siamo al trentatreesimo chilometro e finalmente si ritorna al centro. Si passa sotto un traforo dove a parte una leggera salita, troviamo schermi e casse che proiettavano scene del film Rocky. Può sembrare una pacchianata ma per sconfiggere il muro del maratoneta credetemi aiuta anche questo.
A parte fumenti cinematografici usciamo dal centro, riprendiamo la strada del lungo fiume percorsa bei primi venti chilometri. La strada non presenta difficoltà solo per chi è stato graziato dalla fatica degli ultimi chilometri. Si corre con il fiume prima e poi l’oceano a sinistra. Si arriva finalmente al maledetto quarantesimo chilometro. Che sorpresa! Tutta dritta la strada ma in leggera pendenza che aumenta sempre di più. Se tutta la maratona è stata facile negli ultimi 300 metri abbiamo pagato il prezzo. Una salita al 5% di dislivello che ti spacca le gambe. Ma ormai è finita, i nostri sogni di gloria non possono fermarsi qui, ne abbiamo viste di peggio. Finita!

I nostri atleti che hanno preso parte a questa gara!

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